venerdì 17 agosto 2012

LA CHIAVE DI SARAH di Tatiana De Rosnay

È una notte d'estate come tante altre, a Parigi. La piccola Sarah è a casa con la sua famiglia, quando viene svegliata dall'irruzione della polizia francese e prelevata insieme ai genitori. Ha solo dieci anni, non capisce cosa sta succedendo, ma è atterrita e, prima di essere portata via, nasconde il fratello più piccolo in un armadio a muro che chiude a chiave. È il 16 luglio del 1942. Sarah, insieme a migliaia di altri ebrei, viene rinchiusa nel Vélodrome d'Hiver, in attesa di essere deportata nei campi di concentramento in Germania. Ma il suo unico pensiero è tornare a liberare il fratellino. Sessant'anni dopo, Julia, una giornalista americana che vive a Parigi, deve fare un'inchiesta su quei drammatici fatti. Mette mano agli archivi, interroga i testimoni, va alla ricerca dei sopravvissuti, e le indagini la portano molto più lontano del previsto. Il destino di Julia si incrocia fatalmente con quello della piccola Sarah, la cui vita è legata alla sua più di quanto lei possa immaginare. Che fine ha fatto quella bambina? Cosa è davvero successo in quei giorni? Quello che Julia scopre cambierà per sempre la sua esistenza. 

Emozionante, doloroso e sconvolgente questo romanzo di Tatiana De Rosnay

Nella prima, bellissima parte, si alternano tra presente e passato due storie : quella di Sarah Starzynsky, una bambina ebrea che vive nella Parigi del 1942 con i genitori e il fratellino Michael e quella di Julia Jarmond, una giornalista americana che vive a Parigi ai giorni nostri con il marito francese e la loro bambina.

Nella seconda parte si vira verso il genere rosa, romantico. Sicuramente si va perdendo l'intensità emotiva della prima parte, ma a me sinceramente è piaciuta.

Un libro che si legge in maniera molto scorrevole riuscendo, nonostante questo, a trasmetterci tutto l'orrore dell'olocausto.

Leggendolo ci si immedesima nella piccola Sarah e ci si trova davanti a un dolore che colpisce con la potenza di uno tsunami... che ora possiamo solo immaginare, ma che sappiamo è stato provato sulla propria pelle da persone che hanno perso tutto, famiglia, cose, amici, la vita stessa. Impossibile non lasciarsi prendere dall'ansia e dall'angoscia nella sua disperata corsa per salvare il fratellino.

Mi rimarranno impresse nella mente le scene terribili della deportazione, la paura, l'umiliazione, la rabbia... e come ogni volta che leggo qualcosa su questo argomento non posso fare a meno di chiedermi come siamo potuti arrivare a tanto. Come è possibile che l'uomo possa commettere certe atrocità nell'indifferenza generale e soprattutto nell'indifferenza della propria coscienza.

E chi come me ha figli si domanda ... se fosse toccato a noi?

Per questo non posso non unirmi a questo coro e ripetere all'infinito, perchè una mostruosità del genere non avvenga mai più...

Zakhor. Al Tichkah
Ricorda. Non dimenticare mai




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